I voli umanitari

I voli umanitari


L’Arcivescovo di Juba e Presidente della Conferenza Episcopale Sudanese, Monsignor Paulino Lukudo Loro, è venuto personalmente in aeroporto per ringraziare il nostro coordinatore e l’equipaggio in occasione del terzo volo umanitario. Sullo sfondo l’aereo mentre viene scaricato. 2007
L’Arcivescovo di Juba e Presidente della Conferenza Episcopale Sudanese, Monsignor Paulino Lukudo Loro, è venuto personalmente in aeroporto per ringraziare il nostro coordinatore e l’equipaggio in occasione del terzo volo umanitario. Sullo sfondo l’aereo mentre viene scaricato. 2007
Ogni tanto l’Aeronautica Militare Italiana ci concede un volo umanitario gratuito per il Sud Sudan. Il primo è del maggio 2005 e l’ultimo, il quinto, del 2010. Su ciascuno dei voli, effettuati con un C130J, si sono potuti caricare ogni volta 10.000 kg di merce.

L’organizzazione del materiale da spedire è assai complessa e vede il coinvolgimento di almeno un centinaio di persone della nostra comunità parrocchiale e di quella di San Pietro Apostolo (Albano Laziale). E’ certamente l’attività che più di altre aggrega le comunità parrocchiali verso un obiettivo comune di tipo missionario: riempire “a tappo” l’aereo con materiali utili ai diseredati del Sud Sudan e con poco più di un mese a disposizione tra l’annuncio che si sarà un volo umanitario e la sua partenza.
Di lavoro ce n’è per tutti e di vario tipo: dal raccogliere i desiderata dei destinatari alla selezione e all’imballo dei materiali, dall’etichettatura delle singole casse al sollecitare donazioni da parte dei parrocchiani, dal lavoro di facchinaggio al trasporto in aeroporto, dal sollecitare i negozianti del quartiere per ottenere donazioni di avanzi di magazzino all’ottenere l’esenzione dei dazi doganali all’arrivo in Sud Sudan, dalle pratiche doganali in Italia al
Il carico di un aereo all’aeroporto di Pratica di Mare (Roma) nel 2005
Il carico di un aereo all’aeroporto di Pratica di Mare (Roma) nel 2005
controllo dei pesi e del volume dei materiali raccolti, dal trovare due persone che vadano in Sud Sudan sull’aereo per essere sicuri che la merce arrivi ai destinatari al coordinamento dei mezzi che dovranno caricare la merce spedita quando questa arriverà a Juba (l’aereo deve ripartire entro un paio d’ora dall’atterraggio), ecc. ecc.
Il lavoro più difficile è convincere i possibili donatori che ci sono materiali che non servono: scarpe da donna con tacchi (strade non asfaltate e piene di buche), abiti invernali (fa caldo), pantaloni femminili e gonne corte (non li usano), lenzuola bianche (si usano soltanto come sudari per il seppellimento), giocattoli elettrici (i poveracci non hanno i soldi per comperare le batterie), giocattoli ingombranti (costa troppo il trasporto via terra) o con istruzioni in italiano. Scoraggiamo anche l’acquisto di materiali per spedirli: in Uganda si trovano gli stessi materiali a prezzi molto inferiori che in Italia. Ad esempio, una matita costa là 6 centesimi di €. Si fanno eccezioni su specifica richiesta dei destinatari e per materiali che, magari temporaneamente, sono di difficile reperimento in Sud Sudan o in Uganda: in un’occasione abbiamo spedito decine di migliaia di siringhe monouso all’ospedale di Nzara perché al momento là non se ne trovavano.

L’equipaggio del primo volo col nostro coordinatore nel 2005
L’equipaggio del primo volo col nostro coordinatore nel 2005

Gli aerei C130J non possono atterrare a Yambio, la nostra zona di intervento, per cui devono atterrare a Juba, a circa 500 km di distanza e poi i materiali devono essere trasportati via terra a Yambio, a Nzara, a Li-Rangu e in altre località. L’aeroporto di Yambio è assai primitivo, in terra battuta, e non c’è torre di controllo né radar. Quando abbiamo iniziato a interessarci al Sud Sudan, la “torre di controllo” dell’aeroporto di Yambio era costituita da un vecchietto che, brandendo un bastone, allontanava i bambini dalla pista di atterraggio quando arrivava un aereo. Ora la situazione è migliorata ma non molto.

Abbiamo spedito un po’ di tutto: abiti usati, sapone e coperte per i profughi, scarpe, abbigliamento sportivo per i ragazzi, cancelleria per le scuole, biciclette, pannoloni per malati gravi, piccoli macchinari agricoli, carrozzine per invalidi, giocattoli per i bambini, presidi medico-chirurgici, tessuti per sartoria, computers.


La distribuzione dei quaderni alla scuola di Nzara nel 2008
La distribuzione dei quaderni alla scuola di Nzara nel 2008

Con ogni volo abbiamo anche spedito piccole quantità di materiali liturgici su richiesta del clero locale e delle suore: statue, casulae, ostensorio, una via crucis, un’immagine di Nostra Signora di Valme, un presepio da chiesa, un turibolo, calici, patene, pissidi, tovaglie da altare, cotte, stole, ecc. Il clero locale è anche lui molto povero e ciò che viene usato in chiesa lascia molto a desiderare in termini di qualità.

Nei voli ci sono anche materiali che non abbiamo raccolto noi: se ci sono organizzazioni cattoliche che devono spedire materiali costosi e che corrono il rischio di essere danneggiati o rubati durante un trasporto via mare, diamo loro spazio nei nostri voli. Abbiamo spedito l’attrezzatura per analisi cliniche per la scuola di infermieri a Wau, attrezzature per la radio cattolica di Juba, i computers per due aule delle scuole superiori per insegnanti a Yambio a e Malakal e molte altre cose. Speriamo in futuro di ottenere altri voli umanitari.

La statuetta della Madonna inviata a Nzara e installata nel cortile del centro femminile. Nella fotografia c’è Suor Giovanna, la Madre Superiora del convento di Nzara. 2009.
La statuetta della Madonna inviata a Nzara e installata nel cortile del centro femminile. Nella fotografia c’è Suor Giovanna, la Madre Superiora del convento di Nzara. 2009.
Un invalido sta per ricevere la carrozzina arrivata dall’Italia. 2008.
Un invalido sta per ricevere la carrozzina arrivata dall’Italia. 2008.

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