RomaSette: la preghiera per il Sudan



L’Altare della Cattedra è contornato da foto di donne e bambini africani. Alcuni sorridono, altri hanno negli occhi una tristezza incolmabile. A incorniciarle, alle due estremità, le immagini della santa sudanese Giuseppina Bakhita e dei beati congolesi Isidoro Bakanja e Clementina Anuarite Nengapeta. Mentre entra il Papa, un canto in swahili, Utukuzwe, loda il Signore per il pane, frutto della terra, e per il vino frutto della vite e dell’impegno delle mani e del cuore. Si prega per la pace in Africa a San Pietro, e in particolare per il Sud Sudan e per la Repubblica Democratica del Congo.
Alla celebrazione di giovedì pomeriggio, organizzata da Solidarity with South Sudan, organismo che riunisce diverse congregazioni religiose attive nel Paese, insieme alla Commissione Giustizia e Pace della Uisg, in collaborazione con il Centro missionario della diocesi di RomaSedos e Voices of Faith – partecipano esponenti di varie confessioni cristiane. Con Francesco pregano per le donne vittime di violenza, per gli anziani abbandonati e i bambini venduti e comprati dai signori della guerra. «Quanta ipocrisia nel tacere o negare le stragi di donne e bambini. Qui la guerra mostra il suo volto più orribile».
In un breve discorso a metà preghiera, Francesco ricorda la sua intenzione di visitare il Sud Sudan, «ma non è stato possibile. Sappiamo però che la preghiera è più importante, perché è più potente: la preghiera opera con la forza di Dio, al quale nulla è impossibile». C’è quindi una via da tentare, nulla è perduto: «Noi cristiani crediamo e sappiamo che la pace è possibile perché Cristo è risorto. Lui ci dona lo Spirito Santo. Sulla croce ha preso su di sé tutto il male del mondo, compresi i peccati che generano e fomentano le guerre: superbia, avarizia, brama di potere, menzogna».
Infine l’auspicio che «il Signore risorto abbatta i muri dell’inimicizia, soccorra le donne, salvi i bambini che soffrono. Aiuti tutti i piccoli e i poveri del mondo a continuare a credere e sperare che il Regno di Dio è vicino ed è giustizia, pace e gioia». Per i grandi della terra Francesco chiede «uno spirito nobile, retto, fermo e coraggioso nella ricerca della pace, tramite il dialogo e il negoziato». La celebrazione si conclude con il Salve Regina davanti alla statua di Nostra Signora di Valme proveniente dall’omonima parrocchia romana. Dal 2005, la comunità del quartiere Portuense guidata da don Alfredo Fernandez, aiuta la diocesi di Tombura–Yambio con l’invio di denaro e di vario materiale per le missioni attive nel Paese. In totale, fino al 2016, sono stati mandati aiuti per circa un milione e centomila euro. Parte di questi sono stati ottenuti, dietro sollecitazione della comunità romana, da organizzazioni in grado di finanziare dei programmi che andavano al di là delle possibilità finanziarie della parrocchia.
Nei nove anni di pace (dal 2005 al 2013) sono stati costruiti edifici scolastici, concesse borse di studio e finanziato programmi in campo agricolo e sanitario. Al termine della celebrazione, Francesco benedice due statuette “gemelle” di Nostra Signora di Valme. Saranno portate in Sud Sudan e in Repubblica Democratica del Congo «come segno di fraternità e reciproco impegno per la pace con l’aiuto della Santa Madre di Dio».
 (Articolo preso da RomaSette.it il 24 novembre 2017)

©2010-2020 Parrocchia di Nostra Signora di Valme